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Facciamo chiarezza: impariamo ad interpretare le etichette dei mangimi.

Molto spesso le persone si domandano cosa sia contenuto in un determinato mangime e quali differenze esistano tra le varie sostanze che ne costituiscono gli ingredienti.

Attualmente, il mercato del pet food offre una vastissima gamma di mangimi per koi ed è importante imparare a distinguerne i differenti livelli qualitativi che ne giustificano le differenze di prezzo.

Per poter scegliere in maniera consapevole è necessario saper interpretare correttamente ciò che viene riportato sulle etichette che riassumono la composizione chimica dei mangimi.

 Iniziamo questo percorso cognitivo partendo dall’ingrediente più importante contenuto in un cibo di qualità, per koi:

PROTEINE GREZZE: questa dicitura sta ad indicare le “proteine contenute nel cibo” che costituiscono l’ingrediente più costoso di un mangime.

Solitamente, il contenuto delle proteine grezze oscilla tra il 35 e il 45 % ma la differenza sostanziale è costituita dalla provenienza di queste proteine.

Le proteine derivanti da farina di pesce sono le più pregiate e costose, poi ci sono da quelle derivanti dai cereali come il grano e il mais, mentre le “proteine meno adatte” all’alimentazione delle koi sono quelle derivanti da animali a sangue caldo e dalla soya.

Bisogna considerare che le proteine derivanti dalla lavorazione del grano e del mais portano con se anche un certo quantitativo di zuccheri che causano un accumulo eccessivo di grassi nelle koi, quindi, in un mangime di qualità, il loro contenuto dovrebbe essere il più basso possibile.

Queste fonti proteiche sono ovviamente molto più economiche rispetto alla farina di pesce, tuttavia, soprattutto le proteine che derivano dalla lavorazione di animali a sangue caldo hanno la caratteristica di essere anche poco assimilabili dalle koi, comportando conseguenze indesiderabili per la loro salute.

Una etichetta “onesta” dovrebbe riportare, oltre al contenuto proteico espresso in valore percentuale, anche la fonte di queste proteine in modo che le persone possano capire cosa stanno comprando realmente.

La farina di pesce è l’ingrediente che, più di ogni altro, determina il prezzo di un mangime poiché si tratta di una materia prima con dei costi notevoli in termini di reperibilità e di sfruttamento delle risorse oceaniche.

Per queste ragioni, ultimamente, alcune importanti aziende che producono cibo per koi, stanno iniziando ad utilizzare proteine derivanti dalla farina di insetti, notevolmente più economica ed ecologica rispetto alla farina di pesce ma altrettanto nutriente e digeribile per i pesci.

 

 

 

GRASSI GREZZI: subito dopo le proteine, le etichette riportano la percentuale di grassi grezzi che solitamente oscilla tra 8 e 12 %.

Questa dicitura serve ad indicare la percentuale di sostanze grasse solubili contenute nel mangime.

FIBRE GREZZE: questa dicitura si riferisce alla componente non digeribile dei carboidrati contenuti in molte piante.

Anche se le fibre grezze non hanno alcun valore nutrizionale, la loro presenza nel cibo ne favorisce il processo digestivo, apportando considerevoli benefici alla salute delle koi.

Il contenuto di fibre grezze in un buon cibo si aggira intorno al valore percentuale di 1,2 /3,5%.

CENERI GREZZE: leggendo questa dicitura, spesso le persone credono che si tratti di ceneri nel senso letterale del termine, semplicemente raccolte da un focolare e aggiunte al cibo. In realtà le ceneri grezze indicano la parte del cibo che non è digeribile dalle koi.

Sostanzialmente si tratta dei minerali che rimangono dopo la digestione.

In altre parole, se dovessimo incenerire una confezione di cibo, le proteine , i grassi e i carboidrati verrebbero completamente disintegrati.

Tutto ciò che rimane è costituito dai sali minerali contenuti nel mangime che quindi risultano essere il prodotto finale della combustione del mangime.

Un buon cibo per koi contiene una quantità di ceneri grezze comprese tra 8 e 12 %.

FOSFORO: si tratta di un minerale necessario al corretto sviluppo dello scheletro e all’irrobustimento delle ossa.

Il fosforo svolge anche un ruolo fondamentale nell’utilizzo dei carboidrati da parte dell’organismo, mantenendo bilanciato il pH.

Un’altra importantissima funzione fisiologica del fosforo è quella di trasformare le proteine e i carboidrati in energia, aiutando lo sviluppo dei tessuti connettivi e degli organi, la produzione di ormoni per la crescita, il mantenimento e la rigenerazione di cellule e tessuti.

Il corpo di un pesce può espellere l’eccesso di fosforo tramite i reni.

un buon mangime per koi dovrebbe avere un contenuto di fosforo che oscilla tra 1,2 e 1,8%.

 

CALCIO: il calcio è un minerale di importanza fondamentale per la salute del pesce. Tutte le cellule del corpo utilizzano il calcio.

Il calcio è essenziale per la coagulazione ematica e la stabilizzazione della pressione sanguigna oltre a contribuire al normale funzionamento del cervello e alla trasmissione dei segnali nervosi tra le cellule.

Un buon cibo per koi deve avere un contenuto di calcio compreso tra 1,5 e 2 %.

Praticamente tutte le cellule del corpo utilizzano il calcio, in un modo o nell’altro. Non fanno eccezione i muscoli, il cuore, lo scheletro e il sistema nervoso.

 

SODIO: il sodio è un sale minerale necessario per il corpo ed è anche un importante elettrolita per numerose funzioni fisiologiche. Il sodio svolge anche un ruolo chiave nel bilanciamento dell’acqua all’interno delle cellule ed è direttamente coinvolto nel corretto funzionamento degli impulsi elettrici tra sistema nervoso e muscolatura.

Il corretto contenuto di sodio in un mangime per koi oscilla tra i valori di 0,2 e 0,4 %.

 

Solitamente, le etichette dei mangimi riportano la presenza di altre sostanze che generalmente sono vitamine e sali minerali, presenti in alcune materie prime o addizionate successivamente come integrazione al mangime.

 

Vediamo ora, più nel dettaglio, come le varie sostanze contenute nel cibo agiscono sulla fisiologia delle koi, tenendo sempre presente che si tratta di pesci ben adattati a vivere in un clima temperato dove il gradiente termico tra le varie stagioni è molto marcato.

Semplificando molto, potremmo definire il METABOLISMO di un essere vivente come il processo di trasformazione delle sostanze ottenute dal cibo in energia necessaria per compiere qualunque funzione vitale come pensare, muoversi, respirare, digerire, crescere, riprodursi ecc.

Ogni movimento richiede energia e per ottenerla c’è bisogno di carboidrati, grassi e proteine.

Le proteine, essenziali per la crescita e lo sviluppo, sono strutture molecolari a catena molto lunga, costituite dalla combinazione di 24 differenti tipi di “anelli” detti amminoacidi.

Tra questi 24 amminoacidi ce ne sono 9 che sono detti “amminoacidi essenziali“. Il corpo può sintetizzare autonomamente tramite il fegato gli amminoacidi non essenziali ma quei 9 possono essere ottenuti solo tramite le proteine contenute nel cibo.

Al fine di prevenire una malnutrizione proteica, le koi hanno necessità di ricevere tramite il cibo, tutti i 9 amminoacidi essenziali.

Gli amminoacidi, sotto forma di proteine, costituiscono, dopo l’acqua, la componente più importante di muscoli e cellule. Tutte le cellule del corpo utilizzano gli amminoacidi per costruire le proteine necessarie alla sopravvivenza dell’intero organismo, in quanto essenziali per la rimozione di ogni tipo di accumulo di sostanze di rifiuto del metabolismo.

Queste proteine sono altrettanto importanti nei processi di riparazione dei tessuti e di guarigione delle ferite.

 

Oltre alle proteine, il cibo è anche una fonte di GRASSI che esistono in due forme e cioè i grassi bianchi e quelli marroni.

I grassi marroni hanno questa colorazione per via dell’alto contenuto di ferro e a causa del loro alto fabbisogno di ossigeno, sono molto più vascolarizzati di quelli bianchi.

Attualmente sappiamo che i grassi marroni vengono utilizzati come riserva energetica soprattutto nel periodo di acqua fredda mentre i grassi bianchi hanno diverse funzioni.

Innanzi tutto, i grassi bianchi costituiscono la maggior riserva energetica per il corpo oltre ad essere un ottimo isolante termico e una protezione per gli organi interni.

I grassi costituiscono il “combustibile” per le membrane cellulari poiché esse necessitano di “grasso buono” per funzionare, prevenire e ripristinare i danni a seguito di eventuali malattie.

Fondamentalmente, i grassi immagazzinano le calorie in eccesso in modo che la koi possa sfruttarle quando il suo corpo lo richiede e producono ormoni che regolano il metabolismo del pesce.

Esistono due tipi di grassi nel cibo: i GRASSI SATURI e i GRASSI INSATURI.

I grassi insaturi sono migliori rispetto a quelli saturi poiché i grassi insaturi formano molecole di forme irregolari che non riescono a compattarsi tra loro.

Al contrario, i grassi saturi, possedendo molecole dalla forma regolare, hanno la tendenza a compattarsi con altri grassi saturi, creando pericolosi accumuli sulle pareti delle arterie, con conseguenti problemi cardiaci e circolatori.

I grassi saturi contenuti nei mangimi derivano dai grassi di animali a sangue caldo e sono difficilmente assimilabili dalle koi, mentre quelli insaturi provengono dai pesci e dai vegetali e hanno la capacità di abbassare il colesterolo, prevenendo le problematiche cardiovascolari.

Proseguendo nell’analisi dei nutrienti, troviamo i carboidrati che, nei mangimi, esistono sotto forma di amido, cellulosa e zuccheri.

I carboidrati sono una fonte di energia immediata e sono direttamente coinvolti nei processi di mantenimento della fertilità, dell’attività del sistema immunitario e della coagulazione ematica.

A livello molecolare, i carboidrati sono catene di zuccheri semplici. Per ottenere energia, è necessario spezzare questi legami in modo da scomporre la catena molecolare del carboidrato in zuccheri singoli che possono essere assorbiti dall’intestino.

Glucosio e Glicogeno sono entrambi carboidrati. Il fegato e i muscoli sintetizzano il glicogeno e funzionano come magazzino per lo stoccaggio di questa fonte energetica.

Esistono due tipologie di carboidrati:

carboidrati veloci che alzano subito il livello di zucchero nel sangue e quindi anche un rapido innalzamento dell’insulina. Ciò implica un minore apporto energetico e un maggiore accumulo di grassi.

carboidrati lenti che alzano molto lentamente il livello di zucchero nel sangue, non favoriscono l’ accumulo dei grassi e hanno effetti positivi sulle dinamiche digestive delle koi poiché i carboidrati lenti sono contenuti principalmente nelle fibre.

I sali minerali costituiscono una grande famiglia di elementi inorganici che non possono essere prodotti dal corpo. Hanno origine dalla terra e sono fondamentali per un corretto metabolismo poiché costituiscono alcuni tra gli “ingredienti” fondamentali per la costruzione delle scaglie, della ossa e dei denti, oltre ad essere coinvolti nella produzione di enzimi, tessuti e ormoni.

Non dobbiamo dimenticare che le nostre koi non vivono in un mud Pond o in un ambiente selvatico dove è la natura a provvedere al fabbisogno nutrizionale dei pesci, anche per ciò che riguarda l’apporto di sali minerali, dato che in questi contesti, le carpe possono “grufolare” in un fondale naturale, ricco di sostanze fondamentali per il loro sviluppo e la loro salute.

 

 

In un laghetto ornamentale, il fondale artificiale non può svolgere questo compito e tocca a noi ricreare un biofilm ricco di sali minerali che possa simulare la funzione di un fondo naturale.

Alcuni importanti sali minerali lavorano in sinergia nei processi fisiologici, ad esempio, il Calcio, il Magnesio e il Fosforo collaborano nella costruzione e nel mantenimento di un tessuto scheletrico sano e robusto.

Dat0 che si tratta di pesci di acqua dolce, i sali minerali ricoprono un ruolo importantissimo nella regolazione della pressione osmotica, controllando lo scambio di acqua e soluti tra il corpo delle koi e l’ambiente esterno.

Alcuni sali minerali regolano il pH del sangue e di altri fluidi corporei, altri incrementano il potenziale elettrico delle cellule, mentre altri ancora funzionano da metalloenzimi, cioè enzimi proteici contenenti uno ione metallico in grado di catalizzare le reazioni all’interno delle cellule.

Gli enzimi sono proteine responsabili dei processimetabolici che sono alla base della vita stessa.

Essi “catalizzano” cioè innescano ed accelerano certe reazioni biochimiche all’interno delle cellule senza cambiare di composizione ne consumarsi.

Solamente un esiguo numero di enzimi non sono proteine ma consistono in piccole molecole catalitiche di RNA (acido ribonucleico).

Gli enzimi vengono prodotti dal corpo stesso che, per fare ciò, ha bisogno di assumere dal cibo anche le vitamine.

Le vitamine sono composti organici necessari per tutte le funzioni fisiologiche, in tutti gli organi del corpo della koi e devono essere assunte dal pesce tramite il cibo.

Alcune vitamine regolano il metabolismo dei minerali, altre ancora sono necessarie per lo sviluppo dei tessuti e alcune fungono da antiossidanti.

La vitamina C migliora l’assorbimento del ferro ed è importantissima anche per mantenere in perfetta efficienza il sistema immunitario, favorendo la guarigione delle ferite e aiutando la disintossicazione del pesce dai metalli pesanti e dai trattamenti chimici.

La vitamina A mantiene sana la pelle del pesce in modo che possa funzionare come barriera contro gli agenti patogeni ed è essenziale per la lavorazione delle proteine nel fegato.

Oltre che essere assunta dal cibo, la vitamina D può essere sintetizzata dal corpo del pesce stesso, tramite l’assunzione della radiazione uvb del sole ed è essenziale nei processi di assimilazione del Calcio, del Fosforo e del Magnesio

La vitamina D viene consumata velocemente dalle koi per fare fronte ai periodi di stress dovuti ad una cattiva qualità dell’acqua, ai trattamenti chimici e alle patologie.

La vitamina D aiuta anche l’assimilazione della vitamina A.

Il più grande gruppo di vitamine, quelle del gruppo B sono molto importanti nel metabolismo dei carboidrati e degli amminoacidi necessari al sistema nervoso.

Le vitamine del gruppo B svolgono anche un importante ruolo nella sintesi del materiale genetico e nella rigenerazione del tessuto epiteliale e delle scaglie.

La vitamina E funziona come antiossidante, mantenendo in perfette condizioni i grassi, la vitamina A e altre sostanze nutrienti nel corpo, stimola il rinnovo cellulare ed una corretta circolazione sanguigna oltre a prevenire i problemi di coagulazione.

Il ruolo primario della vitamina K è quello di favorire la coagulazione ematica e deve essere presente in piccole quantità nel cibo delle koi, mentre la vitamina P protegge dalle ulcere gastriche e rafforza le pareti dei vasi sanguigni.

Se si riesce a comprendere la differenza qualitativa e la funzione delle varie sostanze contenute nei mangimi diventa possibile effettuare delle scelte sempre più consapevoli in merito al cibo più adatto  e al modo migliore di alimentare le koi.

 

Bibliografia:

-Claude E. Boyd, Craig S. Tucker  “Pond aquaculture water quality Management”.

-Paolo Ferri, Alessandra Roncarati, Andrea Dees. “Tecnologie e strutture per impianti di acquacoltura e di pesca sportiva”.

-Jos Aben  “The secrets of koi untravelled”.

 

Dott. Luca Ceredi

www.allevamentocarpekoi.it

 

 

Focus on: Èquo pond Diamante, biocondizionarore per laghetto.

L’azienda italiana Équo nasce da un progetto che unisce la passione per gli acquari alla volontà di tradurre l’esperienza maturata in vent’anni di attività in una serie di prodotti di eccellente qualità.

L’azienda Équo segue in prima persona ciascuna fase produttiva, dalle materie prime al packaging finale, in questo modo è possibile garantire un rigoroso controllo sugli standard qualitativi, ma al tempo stesso realizzare un risparmio sui costi che ci consente di offrire ai clienti prodotti eccellenti a prezzi competitivi.

La volontà di garantire elevati standard qualitativi si traduce in una ricerca di soluzioni innovative anche per il packaging, che assicura un’ottimale conservazione dei prodotti e la praticità d’uso degli stessi. Ad esempio i prodotti liquidi sono tutti contenuti in flaconi PET o in vetro farmaceutico, laddove necessario chiusi in fiale di vetro monodose; i prodotti solidi e polveri sono invece contenuti in buste e in bustine d’alluminio monodose per un prodotto sempre fresco al momento dell’uso.

La ricerca scientifica e la sperimentazione sul campo di tutta la gamma dei prodotti Équo sono la miglior garanzia di qualità ed efficacia.

Équo infatti sviluppa i propri prodotti in laboratori altamente specializzati e si coadiuva della consulenza di chimici e biologi. Tutti i prodotti Équo, prima di essere messi in commercio, sono sperimentati e testati con rigore scientifico nelle nostre vasche, come ulteriore garanzia di efficacia ed assenza di controindicazioni.

Inoltre, come ulteriore servizio, Èquo mette a disposizione di tutti i suoi clienti le schede di sicurezza di tutti i suoi prodotti (scaricabili dal sito), redatte da laboratori specializzati secondo le più recenti normative e direttive nazionali ed europee, al fine di garantire tutte le informazioni necessarie per un corretto e sicuro utilizzo dei nostri prodotti.

La gamma di prodotti Équo è appositamente studiata per consentire:

– il miglioramento delle condizioni generali di vita degli organismi allevati in acquario e in laghetto

– l’agevolazione delle attività di manutenzione delle vasche e dei pond

In questo articolo, analizzeremo le caratteristiche e le peculiarità del biocondizionatore Équo pond Diamante.

L’acqua nuova, sia essa di rete o di pozzo, contiene cloro e altre sostanze come metalli pesanti o composti chimici di varia natura, potenzialmente molto pericolosi per la salute dei pesci e dei vari organismi acquatici.

Nello specifico, l’acqua di pozzo, soprattutto se proveniente da falde relativamente superficiali, è suscettibile di cambiamenti chimici importanti durante l’arco dell’anno, a seconda dell’intensità delle precipitazioni meteo e dei terreni di percolazione che la pioggia attraversa prima di alimentare la falda.

Se questi terreni contengono fertilizzanti, pesticidi o diserbanti, esiste il rischio concreto che una frazione più o meno consistente di queste sostanze possa contaminare l’acqua della falda che alimenta il pozzo.

Nel caso si decida di utilizzare l’acqua di pozzo per le koi, è consigliabile effettuare test periodici per verificarne i parametri chimici più importanti.

In ogni caso, l’utilizzo di un biocondizionatore di qualità come Èquo pond Diamante, rappresenta un’eccellente precauzione contro possibili brutte sorprese.

Infatti, grazie alla sua specifica composizione, Èquo pond Diamante elimina cloro e metalli pesanti rendendo l’acqua completamente libera da queste pericolose sostanze.

Inoltre, Èquo pond Diamante contiene degli speciali composti colloidali che funzionano come protezione per le mucose delle koi, in particolare pelle e branchie, favorendone anche il processo di cicatrizzazione in caso di lesioni.

Soprattutto per chi abita nelle grandi città, le acque di origine meteorica, in particolare quelle di prima pioggia, dilavando l’atmosfera, portano in acqua particelle di smog e inquinanti di vario genere che possono nuocere in maniera diretta alla salute dei pesci.

L’aggiunta di biocondizionatore Èquo pond Diamante, durante o subito dopo la pioggia, protegge le mucose dei pesci, legando queste sostanze pericolose!

L’utilizzo regolare di questo biocondizionatore rende l’acqua nuova adatta alla vita degli organismi acquatici, assicurando una protezione a 360 gradi delle mucose di tutti i pesci del laghetto, prevenendo lesioni e irritazioni che potrebbero degenerare in ulcerazioni.

Per ulteriori informazioni, non esitate a contattarmi attraverso la mail

dott.lucaceredi@allevamentocarpekoi.it

Focus on: mangime Saki Hikari Balance

L’allenamento delle koi è una nobile tradizione del Giappone, risalente a più di 200 anni fa.Kamihata Fish Industries Ltd. e’ l’unica azienda al mondo che fonde una storia lunga 200 anni di riproduzione e selezione di koi, con la moderna ricerca e tecnologia produttiva per poter offrire ai pesci il giusto alimento, sempre

Utilizzando la conoscenza e l’esperienza nella preparazione di alimenti specifici per pesci tropicali e di acqua fredda, Shigezo Kamihata, fin dai primi anni ’60, ha iniziato ad esportare in tutto il mondo, il cibo per pesci con il marchio Hikari, diventando rapidamente leader di mercato nella nutrizione e nella salute dei pesci ornamentali.

Oggi, Hikari utilizza la più moderna tecnologia per fornire prodotti con risultati eccellenti.
L’esperienza diretta in materia di allevamento ittico, consente all’azienda Hikari, la raccolta di dati scientifici di importanza fondamentale per un continuo e costante miglioramento dei propri prodotti.
Dall’unione tra esperienza, tecnologia e ricerca, nasce la linea di mangimi per koi Saki Hikari.
Saki Hikari è una dieta rivoluzionaria per tutte le fasi di vita delle koi, apprezzata dagli allevatori professionisti di tutto il Giappone.
La chiave di un tale successo delle diete Saki Hikari consiste in un “ingrediente speciale”, il batterio probiotico benigno Hikari Germ.

 

Hikari Germ riesce a sconfiggere i batteri patogeni, riducendo drasticamente la loro propagazione e quindi la loro capacità di infettare pericolosamente i pesci.
Inoltre, il probiotico Hikari Germ velocizza il processo digestivo, migliorando contemporaneamente l’assimilazione di sostanze nutritive da parte delle koi, riducendo, come conseguenza, il volume di feci prodotte.

Nello specifico, il Saki Hikari Balance Floating è un mangime professionale contenente una miscela bilancgiata di proteine, carboidrati, amminoacidi e lipidi in grado di garantire il raggiungimento di una forma fisica ottimale per le koi.

Hiutsuri-Luca-Ceredi-Koi-Farm
Si tratta di un mangime adatto ad un ampio range stagionale:
-in estate, quando l’acqua sfiora o supera i 30 gradi centigradi, andrebbe somministrato un paio di volte al giorno, alternato con altri mangimi tipo Top Class Koi o Immunostimolante.
-con una temperatura compresa tra i 20 e i 30, Saki Hikari Balance può essere somministrato fino a 4 volte al giorno, alternandolo sempre con altre referenze tipo Top Class koi, immunostimolante e spirulina.
-con una temperatura dai 15 gradi in giù sarebbe meglio NON somministrare Saki Hikari Balance, sostituendolo con mangimi più digeribili a basse temperature come Hikari wheat germ, Koi Cure e Ricostituente affondante.

Focus on: come funzionano i batteri depuranti in compresse

Sviluppati grazie all’intensa attività di ricerca, effettuata negli attrezzati laboratori interni e alla collaborazione con i più validi istituti sperimentali, i batteri depuranti micropan aquacombi di EUROVIX, hanno superato brillantemente le prove a cui li ho sottoposti nell’arco temporale di circa tre anni, soddisfacendo a pieno le mie esigenze e aspettative.
BIOTECNOLOGIE PER LA VITA è il “motto” che accompagna il marchio EUROVIX ed esprime, attraverso la forza delle parole, il concetto base della filosofia di quest’azienda.
Infatti, per la formulazione di questi prodotti, vengono impiegati solo ed esclusivamente principi attivi di origine naturale, che non contengono Organismi Geneticamente Modificati e contribuiscono al ristabilirsi di processi ed equilibri biochimici fondamentali per la salute degli ecosistemi acquatici.
Micropan Aquacombi è un bioattivatore di ultima generazione, specifico per i sedimenti, composto da microrganismi aerobi e anaerobi facoltativi, in grado di lavorare direttamente nel sedimento, sia in condizioni di anossia che in presenza di ossigeno.
La sua formulazione in compresse lo rende estremamente facile da somministrare.
Micropan Aquacombi, a contatto col sedimento, crea una zona stabilizzata, adatta all’insediamento della biocenosi bentonica, cioe’ di tutta quella varietà di micro e macro organismi come batteri depuranti, aerobi e anaerobi facoltativi, piccoli gasteropodi (lumachine di varie specie), crostacei (ad esempio gammaridi e piccoli gamberetti), larve di insetti eccetera, che rendono il fondo dei nostri laghetti simile a quello di un ecosistema acquatico naturale.
Grazie alla sua speciale composizione, Micropan Aquacombi può essere utilizzato anche in acque correnti(laghetti con cambio in continuo) poiché colonizza la matrice solida e promuove i processi di riduzione dei nutrienti disciolti nella colonna d’acqua.
Queste azioni biochimiche si traducono visivamente in una progressiva riduzione dei fanghi del fondale e un miglioramento della qualità dell’acqua, anche da un punto di vista della trasparenza.
È importante ricordare che gli ecosistemi acquatici sono ambienti estremamente delicati e complessi, dove gli equilibri tra componente biotina e abiotica sono costantemente minacciati da fenomeni di inquinamento, sia acuti che cronici.
La tecnologia biologia è, attualmente, la soluzione più performante e con costi contenuti, in quanto utilizza bioattivatori costituiti da enzimi e batteri selezionati ( non OGM) in grado di ricostruire, promuovere e accelerare i processi naturali di autodepurazione propri degli ecosistemi acquatici.
Tale tecnologia può essere applicata, personalizzandola, ad ambienti di grandi dimensioni o in piccoli bacini, in acqua corrente o stagnante, dolce o salata, con identiche possibilità di successo e senza nessun pericolo per le comunità vegetali e animali presenti.

Guida alla gestione consapevole del periodo di letargo delle koi

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Il freddo dei mesi invernali, caratteristico delle nostre latitudini a clima temperato, consente alle koi di poter effettuare un salutare periodo di “letargo”. Questo “stand by metabolico”, se affrontato e gestito correttamente, assicura un ritmo di crescita dei pesci “secondo natura”, promuovendo la proverbiale longevità e robustezza delle nostre koi.

Questo articolo è indirizzato ai koi keepers responsabili che desiderino imparare a gestire in maniera consapevolmente il proprio laghetto, evitando di affidarsi al caso o, peggio, a “chiacchiere da bar”!

Tale modalità gestionale richiede la comprensione di alcuni concetti base di fisiologia e di biochimica che, spiegati in modo semplice e chiaro, sono alla portata di chiunque. Occorre conoscere con precisione anche la sequenza cronologica stagionale delle operazioni da svolgere dato che si tratta di un ciclo continuo che si ripete ogni anno.

Per schematizzare iniziamo dalla primavera. Questa è la stagione più delicata in assoluto per le koi. Il lungo digiuno invernale è ormai terminato e l’aumento del fotoperiodo, prima ancora dell’innalzamento delle temperature, segnala alle koi che il periodo della riproduzione si sta avvicinando.

Karashigoi-Luca-Ceredi-Koi-Farm

Karashigoi-Luca-Ceredi-Koi-Farm

L’attività riproduttiva implica un notevole dispendio energetico quindi è necessario aver impostato un piano nutrizionale corretto.

Ad esempio, un ottimo alimento che io utilizzo per rimettere in moto l’apparato digerente delle koi è “l‘Hikari weath germ“.

Questo mangime, alternato quotidianamente al “ricostituente affondante” e “all’immunostimolante“, rappresenta una eccellente dieta primaverile.

Il graduale innalzamento termico mette in moto anche tutti i patogeni, quindi occorre spingere sull’acceleratore del sistema immunitario delle koi.

Trascorse circa tre settimane dalla prima somministrazione di cibo, possiamo arricchire la dieta dei nostri pesci aggiungendo il “koi cure“, un mangime studiato appositamente per lavorare sul sistema immunitario e per essere altamente digeribile anche a temperature ancora relativamente basse.

La frequenza, la quantità per singola somministrazione e le percentuali di ciascuna referenza sul totale vanno calibrate in relazione alla specifica zona climatica, all’inerzia termica del laghetto (a sua volta legata alla capacità e al profilo batimetrico) e alla biomassa di pesci rapportata al volume d’acqua, tanto per citare alcuni dei più importanti fattori di cui occorre tener conto.

Se davvero avete a cuore la salute delle vostre koi, affidatevi esclusivamente a rivenditori competenti che sappiano aiutarvi, con la loro professionalità, a valutare tutti questi aspetti della vostra specifica realtà.

Tutto il periodo estivo rappresenta il momento migliore per preparare le koi all’inverno.

L’attività metabolica delle carpe è al massimo e l’appetito pure!

Dobbiamo approfittarne, affinché i pesci possano immagazzinare le riserve energetiche necessarie ad arrivare a fine inverno in buona forma.

Il mangime “top class koi” alternato al “Saki hikari balance” e al mangime con spirulina, rappresenta un valido aiuto per soddisfare il complesso fabbisogno nutrizionale delle koi.

Una dieta varia e di qualità è il presupposto senza il quale diventa impossibile mantenere i nostri pesci in buona salute sul lungo periodo.

Troppo spesso mi accorgo di quanto sia sottovalutato questo aspetto del koi keeping.

I pesci vengono alimentati con un solo tipo di cibo dalla primavera all’autunno, nella assurda convinzione che “quel mangime” possa contenere TUTTO ciò di cui le carpe hanno bisogno.

Questa concezione utopistica porta all’inevitabile disastro.

Con queste premesse, dovrebbe essere chiaro che la preparazione all’inverno inizia a partire dalla primavera e non all’arrivo delle prime brinate.

Trattandosi di pesci che popolano le acque dolci temperate, le carpe possiedono degli specifici meccanismi di adattamento fisiologico per riuscire a regolare la loro attività metabolica in relazione alle notevoli variazioni climatiche stagionali.

Tutto ciò richiede tempo.

Quando arrivano i primi freddi ormai i giochi sono fatti.
Prima che la temperatura dell’acqua scenda sotto gli 8 gradi centigradi, è buona norma interrompere la somministrazione di cibo.

In questa fase dell’anno, occorre fare attenzione ai cambiamenti fisico-chimici dell’acqua.
Il carico organico si riduce notevolmente dato che i pesci non si alimentano più, quindi possiamo dilatare l’intervallo di somministrazione dei “batteri depuranti“.
Le piogge abbondanti e frequenti e le nevicate diluiscono notevolmente la concentrazione dei sali carbonati.

Com’è noto, la famiglia dei carbonati costituisce un’importante risorsa di sali minerali biodisponibili, costantemente utilizzati dagli organismi acquatici per le loro funzioni vitali.

Inoltre, la durezza carbonatica, cioè il KH (misura della concentrazione dei sali carbonati disciolti in acqua) è chiamata anche durezza tampone poiché svolge il ruolo di stabilizzatore del valore di pH.

La diluizione del KH può ridurre drasticamente la capacità tampone di questi sali con conseguenti sbalzi di pH, spesso letali per le koi.

Si può facilmente evitare tutto ciò testando regolarmente il valore di KH e aggiungendo i sali minerali KH+.

Questa speciale miscela di sali, oltre a stabilizzare il pH, si deposita nel biofilm delle superfici sommerse, simulando un fondo naturale, ricco di microorganismi e minerali utili.

Un ulteriore accorgimento a tutela della salute delle nostre amate koi, è quello di aggiungere un buon “biocondizionatore” all’acqua del laghetto durante e dopo le abbondanti precipitazioni. Soprattutto per coloro che abitano nelle grandi città, le acque di prima pioggia rappresentano un fattore di rischio a causa delle particelle inquinanti che queste raccolgono col dilavamento atmosferico.
Il biocondizionatore protegge le mucose dei pesci (pelle e branchie) legando queste particelle e rendendole innocue.

La pelle dei pesci è ricoperta da un sottile strato di muco che li rende viscidi al tatto e protetti dagli agenti patogeni.
La funzionalità delle lamelle branchiali è di vitale importanza per le koi poiché esse rappresentano un importante organo di scambio tra il corpo del pesce e l’ambiente acquatico.

Oltre alla protezione delle mucose, il regolare utilizzo di un biocondizionatore ricco di vitamina C stabilizzata, riduce notevolmente il rischio di stress nei pesci.

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Effetti diretti e indiretti delle basse temperature sulla fisiologia e sul metabolismo delle koi.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]La più elementare classificazione degli animali, in relazione alla temperatura, si basa sulla provenienza del calore corporeo.
Gli ENDODERMI lo generano in proprio, mentre gli ECTOTERMI risultano quasi totalmente dipendenti dall’ambiente che li circonda.
Gli endotermi, cioè tutti gli uccelli e i mammiferi insieme ad alcuni vertebrati inferiori e a qualche insetto, mantengono la loro temperatura corporea ben al di sopra di quella ambientale.
Sebbene la maggior parte di questi animali abbiano un buon isolamento fornito da pellicce o da piume, essi mantengono il proprio calore con un notevole dispendio metabolico.
L’attività metabolica di un endotermo a riposo risulta almeno cinque volte più elevata di quella di un ectotermo pari taglia.
Gli ectotermi (ad esempio le koi) mostrano dei tassi di produzione di calore metabolico molto bassi associati ad una elevata conduttanza dermica, cioè possiedono uno scarso isolamento.

Di conseguenza, il calore derivante dai processi metabolici viene rapidamente dissipato nell’ambiente.
D’altra parte, l’elevata conduttanza termica consente agli ectotermi di assumere rapidamente il calore dall’ambiente cosicché la temperatura corporea di questi animali si accorda passivamente con quella ambientale.
Quindi, l’attività metabolica della maggior parte degli ectotermi, carpe comprese, è condizionata da una temperatura corporea variabile, diventando due o tre volte più elevata per ogni aumento di 10 gradi della temperatura ambientale.
Le carpe Cyprinus carpio sono teleostei (pesci ossei) che abitano le acque temperate di quasi tutto il pianeta.

Questi ambienti, per loro natura, sono soggetti ad importanti escursioni termiche stagionali.
I pesci che le popolano, carpe comprese, possiedono dei sistemi enzimatici con un intervallo ottimale di temperatura notevolmente ampio che consente loro di vivere senza alcun problema durante tutte le stagioni.
Al contrario, i pesci tropicali possiedono solo alcuni tipi di enzimi che funzionano in un intervallo di temperatura molto ristretto.

Le oscillazioni termiche naturali, tipiche degli ambienti temperati, inducono nelle carpe delle modificazioni compensatorie fisiologiche che le aiutano a far fronte alle condizioni estreme di caldo e di freddo.
Le koi che vivono in laghetti degni di tale nome (con una capacità ed una profondità adatte ad ospitare questi pesci) durante le settimane autunnali, mettono in atto numerosi adattamenti biochimici compensatori per poter affrontare il freddo invernale.
L’insieme dei cambiamenti fisiologici che intervengono in questo tipo di adattamento è detto ACCLIMATAZIONE.
Affinché tutto ciò possa avvenire con successo, è fondamentale che le koi siano state alimentate correttamente durante il lungo periodo di attività metabolica, che va dall’inizio della primavera al tardo autunno.[/vc_column_text][vc_video link=”https://youtu.be/EtKPPMiZiS4″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]In questo articolo, non mi dilungherò sulle caratteristiche di una dieta corretta e bilanciata per le koi: il vostro rivenditore di fiducia avrà sicuramente la competenza necessaria per consigliarvi al meglio.
Fatte le dovute premesse, vediamo come gestire le koi in inverno.Prima di tutto, ci tengo a chiarire una cosa:
Sono ormai parecchi anni che allevo koi e cerco di produrre esemplari sempre più belli, facendo comunque molta attenzione al fatto che, la qualità del fenotipo cresca di pari passo ad un elevato standard genotipico.
In altre parole, il mio obiettivo è quello di fare nascere koi belle e robuste, in grado di incarnare quell’ideale di bellezza, forza e resistenza alle avversità proprie della tradizione orientale dalla quale derivano e che, a mio avviso, i giapponesi stessi stanno perdendo, dando la priorità al business.
Allevare delicatissimi soprammobili non rientra tra i miei obiettivi.
Le mie koi nascono, crescono, vivono e si riproducono sempre e solo all’esterno.

 

[/vc_column_text][vc_video link=”https://youtu.be/ywRe9RtDHII”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]La koi Farm è situata in una valle dove, in inverno, le temperature scendono abbondantemente al di sotto dello zero e la superficie dei laghi e delle vasche ghiaccia, sempre.
Ogni inverno, si forma uno spesso strato di ghiaccio tanto che io, che peso 85 kg, riesco a camminarci sopra.
Prima di poter essere vendute, le tosai trascorrono il loro primo inverno sotto il ghiaccio in letargo, senza mangiare per quasi 4 mesi, cosicché, ad Aprile, ho la certezza di poter offrire pesci sani e robusti, oltre che belli!
Durante l’inverno, il ghiaccio ricopre circa il 90% della superficie dell’acqua, ma questo non crea alcun problema alle koi per i seguenti motivi:

  • sia i laghi che le vasche hanno una profondità sufficiente ad evitare di surgelare i pesci
  • Il flusso delle pompe che pescano acqua dal fondo viene ridotto per favorire il mantenimento del termoclino, cioè un gradiente termico tra superficie e fondo, che si inverte tra estate e inverno.
  • Il flusso d’acqua della pompa degli skimmer ( che pesca acqua solo dalla superficie ) viene mantenuto costante per garantire un buon ricircolo superficiale in modo da mantenere sempre delle aree libere dal ghiaccio. Infatti, l’acqua che possiede energia cinetica, congela ad una temperatura più bassa rispetto a quella ferma.
  • Le basse temperature favoriscono la solubilità e la permanenza dell’ossigeno in acqua, consentendo una soglia di saturazione molto elevata. ( Legge di Boyle, legge di Henry, legge di Dalton, principio di Pascal )
  • Le koi possiedono, per natura, tutti gli strumenti, i meccanismi e gli adattamenti fisiologici necessari per fare fronte alle variazioni termiche stagionali, tipiche delle zone temperate.
  • rispettare i ritmi naturali di crescita, scanditi dall’alternarsi delle stagioni, è di vitale importanza per i pesci che popolano gli ambienti temperati.
  • un periodo di almeno 8/12 settimane di “letargo” fovorisce alcuni processi metabolici di fondamentale importanza ( consumo di riserve lipidiche, cicli ormonali ecc.) per un naturale sviluppo fisico e fisiologico delle koi.
  • Carpe nate e cresciute all’aperto, durante tutte le stagioni, risultano inequivocabilmente più forti e robuste rispetto a quelle che, sin dal primo anno di vita, trascorrono l’inveno in serra.

Purtroppo, mi capita spesso di sentire opinioni in materia di “gestione koi” che assomigliano più a chiacchiere da bar o a deliri folli piuttosto che a consigli e raccomandazioni fondate su basi scientifiche concrete.

Tuttavia, in certe situazioni, può essere rischioso lasciare che le koi possano andare in letargo.

Si tratta di casi molto particolari e specifici, ad esempio di koi in convalescenza o che, per varie ragioni, sono state male nutrite o denutrite, ma anche, purtroppo, di carpe allevate come “delicati soprammobili” che, per quanto belle possano essere, a mio modesto parere hanno perso totalmente il fascino originale del sapiente mix tra forza, bellezza ed eleganza.

Rimanendo sempre nell’ambito dei pareri personali, ritengo che la bellezza di una koi non sia circoscritta unicamente al suo aspetto, quindi al suo fenotipo, quanto piuttosto comprenda anche il suo comportamento, inclusa la capacità di fare bella mostra di se in un laghetto inteso come ecosistema acquatico, durante tutte le stagioni, senza costringere il proprietario a vivere con l’ansia che possa succedere una tragedia causa di una rana, una libellula o il ghiaccio (tanto per menzionare alcune tra le paturnie più diffuse)!!!

La mia formazione scientifica mi porta a progettare, costruire e gestire un laghetto come un piccolo ecosistema acquatico, semplicemente “copiando” i processi biochimici messi a punto dalla natura.

Per questo, non riesco proprio ad apprezzare quelle vasche coibentate come se fossimo alle Svalbard ( arcipelago del mare glaciale artico ) e gestite come un idromassaggio, con l’impiego ( io direi “lo spreco”! ) di una grande quantità di energia elettrica e dove, per poter osservare le koi, bisogna spegnere pompe e aeratori.

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Consigli per prevenire i danni delle gelate invernali.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Nella gestione annuale della mia koi Farm, i mesi di Dicembre, Gennaio e Febbraio sono caratterizzati dalla costante presenza del ghiaccio.

La brina sul muschio

Il mio allevamento è situato in una valle che, durante i mesi invernali, è spesso interessata dai freddi venti da Nord che mantengono costantemente basse le temperature, anche durante le ore centrali della giornata.

Naturalmente questo clima rigido condiziona in maniera radicale la vite delle mie koi e anche la mia.

Camminata sul ghiaccio

Tutte le mie koi, partendo dalle tosai per arrivare ai riproduttori, vengono allevate all’aperto, durante tutte le stagioni.

Durante l’estate, l’acqua dei due laghi e quella delle vasche di allevamento rimane per almeno 6/8 settimane ad una temperatura molto vicina ai 30 gradi centigradi mentre, nei mesi invernali, le koi rimangono sotto ad una spessa coltre di ghiaccio per almeno 3 mesi.

Lo studio della fisiologia dei pesci insegna che queste temperature “estreme”, di poco sopra lo zero e attorno ai 30 gradi, innescano nel corpo delle koi alcuni importantissimi processi metabolici che garantiscono la loro salute sul lungo periodo.

Ad esempio, il consumo delle riserve lipidiche ed alcuni processi ormonali legati al corretto funzionamento delle gonadi possono verificarsi solamente se la temperatura dell’acqua rimane costantemente alta o bassa per alcune settimane consecutive.

Nel suo libro KOI 1, il famoso autore ed esperto di koi Harald Bachman consiglia, rivolgendosi agli hobbisti nord europei, di spegnere il riscaldamento per almeno 4 settimane durante l’inverno per lasciare raffreddare l’acqua e di accenderlo durante l’estate per aiutare la temperatura a salire fino a sfiorare i 30 gradi.

Il laghetto in estate

 

Fortunatamente, nella maggior parte delle regioni italiane, non è necessario adottare questi stratagemmi ma è sufficiente lasciare fare al clima.

Se le koi sono state alimentate correttamente nella precedente stagione estiva, non avranno alcun problema ad affrontare i rigori dell’inverno.

Ovviamente, il laghetto o la vasca devono essere sufficientemente profondi da scongiurare un surgelamento dei pesci.

Koi sotto il ghiaccio

Anche la gestione dei filtri gioca un ruolo fondamentale per evitare i danni del ghiaccio poiché l’acqua in movimento tende a non congelare, mantenendo una circolazione costante sotto la superficie ghiacciata.


Nelle vasche di allevamento, sprovviste di botto drain, durante i mesi più freddi, sposto la pompa del filtro in prossimità della superficie, così, nell’eventualità di un blocco del filtro a camere a causa del ghiaccio, non corro il rischio di vuotare la vasca e ritrovarmi i pesci “nella granita”!

Invece, nel lago grande dove le pompe pescano dai dreni di fondo, già a partire dal tardo autunno, riduco drasticamente la portata d’acqua che attraversa il filtro, in modo da conservare quel minimo di termoclino consentito dal profilo batimetrico.

Con questo tipo di gestione, la superficie del lago grande ghiaccia quasi completamente, fatta eccezione per le zone attorno alla cascatella e agli skimmer.

La cascata ghiacciata

 

Per quanto riguarda il lago piccolo, invece, le zone libere dal ghiaccio sono circoscritte al punto di ingresso dell’acqua proveniente dal filtro del lago principale e all’area attorno all’imbocco del ruscello che riporta l’acqua nel lago grande.

Attraverso lo spesso strato di ghiaccio posso osservare il comportamento delle koi che non sembrano affatto disturbate dal freddo.​

Chiaramente il loro metabolismo è estremamente rallentato quindi anche il loro appetito è praticamente azzerato fatta eccezione per le karashigoi e le chagoi che continuano a brucare il fondale, quasi a ricordarci la loro affinità genetica con la carpa ancestrale.

Io smetto di alimentare le koi già a partire dalla metà di Novembre, poiché con la temperatura dell’acqua al di sotto dei 10 gradi sussiste il rischio di un blocco digestivo con esito mortale.

Questi mesi di digiuno pressoché completo non compromettono minimamente lo stato di salute delle koi a condizione che siano state correttamente alimentate durante la precedente stagione estiva ed autunnale.

Se vogliamo che le nostre carpe arrivino in perfetta forma alla stagione primaverile, occorre pianificare (magari con l’aiuto di un esperto) un anno per l’altro il regime alimentare che le koi dovranno seguire, poiché i risultati di una dieta sana, varia ed equilibrata si vedono soprattutto sul lungo periodo.


Al contrario, le koi alimentate con un solo tipo di mangime durante tutta l’estate e magari tenute a “stecchetto” perché “altrimenti il filtro non ce la fa”, potrebbero non sopravvivere all’inverno o arrivare a primavera molto indebolite, andando incontro a notevoli problemi di salute quali parassitosi e batteriosi con l’arrivo del caldo.

Concludo ricordando che il filtro non dovrebbe MAI essere il “fattore limitante”nella gestione di un laghetto.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

La corretta gestione del Biofilm

Impariamo a sfruttare il biofilm che si sviluppa sulle superfici sommerse del laghetto.

Che cos’è il biofilm?

Il biofilm e’ un sottile strato, dello spessore di pochi millimetri che ricopre ogni centimetro quadrato di superficie sommersa del laghetto.

Il biofilm e’ costituito da una componente abiotica e da una componente biotica.

La componente abiotica, composta da sali minerali della famiglia dei carbonati e altre sostanze argillose, funziona come substrato dove proliferano micro organismi di vario genere, batteri depuranti ed alghe che costituiscono la componente biotica.

Che aspetto ha il biofilm?

Un biofilm maturo si presenta come un sottile strato di copertura, di colore verde/ bruno, saldamente attaccato al fondale e alle pareti del laghetto, alle rocce e ad ogni superficie sommersa.

Indipendentemente dal materiale di costruzione del laghetto, sia esso cemento o telo, un biofilm maturo e’ saldamente adeso a tutte le superfici sommerse.

A cosa serve il biofilm?

Il biofilm riveste un ruolo fondamentale nel mantenere un’elevata qualità ambientale nell’ecosistema del laghetto poiché al suo interno avvengono alcuni importantissimi processi biochimici ad opera dei batteri depuranti, dei microorganismi detritivori e delle piccole alghe sessili.

La presenza di un biofilm maturo e’ così tanto importante da condizionare radicalmente la salute degli organismi acquatici che abitano il laghetto.

Senza di esso, non è possibile mantenere i pesci in salute.


In quanto tempo si forma il biofilm?

Generalmente occorrono alcuni mesi affinché si possa formare un biofilm maturo ma le tempistiche sono molto variabili e dipendono da:

1) in quali mesi dell’anno e’ stato avviato il laghetto.

2) con quale materiale e’ stato impermeabilizzato il laghetto.

3) con quali prodotti viene gestito il laghetto a livello di biologia, in particolare, sali minerali e batteri.

4) il profilo batimetrico del laghetto in questione.

Analizziamo ciascun punto singolarmente:

1) se il laghetto viene riempito ed avviato durante la primavera, l’aumento delle temperature e della durata del fotoperiodo favoriranno una più rapida formazione del biofilm.

2) generalmente, nei laghetti costruiti in cemento, il biofilm si fissa più rapidamente rispetto a quelli impermeabilizzati col telo poiché, grazie ad un maggior grado di porosità, i sali minerali aderiscono meglio alle superfici sommerse, favorendo la formazione di un sottile strato argilloso che costituisce il substrato ottimale per la proliferazione dei microorganismi acquatici animali e vegetali.

3) una gestione consapevole del laghetto, utilizzando prodotti professionali di alta qualità come batteri depuranti e sali minerali KH+ ed evitando inutili e faticose operazioni di pulizia, contribuisce al successo della fase di maturazione iniziale oltre a migliorare il mantenimento dei pesci sul lungo periodo.

4) un profilo batimetrico naturale a forma di “V” garantisce una più ampia superficie sommersa rispetto ad un profilo ad “U” con pareti verticali.

A sua volta, un’ampia superficie sommersa funziona come una grande espansione del filtro biologico favorendo il mantenimento di un elevato standard qualitativo dei parametri fisico/chimici dell’acqua.

Come si può valutare lo stato di maturazione del biofilm in un nuovo laghetto?

Un biofilm maturo si presenta come un sottile strato, di colore verde muschio, costituito da un corto tappetino di alghe piuttosto omogeneo e saldamente adeso al substrato.

Se lo si gratta con un dito, sotto le alghe si può notare uno strato di circa 2mm di sali minerali di colore marrone chiaro, quasi giallognolo.

Al contrario, un biofilm ancora immaturo tenderà a staccarsi e a disgregarsi solamente al passaggio della mano.

I pesci si nutrono del biofilm?

Le Koi si nutrono della componente vegetale del biofilm.

Spesso, e’ possibile vederle mentre brucano le alghe, ingerendo contemporaneamente anche i microorganismi ed i sali minerali che costituiscono questo importantissimo strato ricco di vita.

Se osserviamo il comportamento di una carpa selvatica che abita un fiume o un lago naturale, risulta evidente come la sua attività principale, durante tutto l’arco della giornata, consista nella ricerca del cibo, grufolando sul fondo.

Nel substrato bentonico naturale, la carpa trova una grande varietà di organismi di cui nutrirsi oltre agli importantissimi sali minerali.

Generalmente, i laghetti ornamentali hanno il fondo in cemento o in telo e le Koi non possono nutrirsi costantemente come fanno le loro cugine in natura.

Lo sviluppo di un buon biofilm consente alle Koi di poter avere a disposizione una fonte di cibo praticamente inesauribile che va ad integrare la dieta a base di mangimi specifici.

brucando il biofilm

 

 

Il biofilm influenza la chimica dell’acqua del laghetto?

All’interno del sottile strato del biofilm avvengono alcuni dei più importanti processi biochimici fondamentali per mantenere un elevato standard qualitativo dell’acqua del laghetto.

Inoltre, lo strato di sali minerali carbonatici favorisce la stabilità del valore di pH, funzionando da tampone, soprattutto nei periodi con forti precipitazioni meteorologiche.

L’assenza di questo strato minerale comporta un concreto rischio di consistenti oscillazioni del valore di pH, potenzialmente letali per i pesci.

Nella eventualità di una fioritura di alghe filamentose e’ necessario svuotare il laghetto e ripulire bene le superfici sommerse?

Assolutamente NO!!!

Per una definitiva risoluzione di questo problema rimandiamo il lettore all’articolo “come gestire correttamente le alghe filamentose”.

Alimentazione e cura delle carpe koi in primavera.

Aiutiamo le nostre Koi ad affrontare al meglio la stagione primaverile e godiamoci il laghetto con la massima serenità in questa splendida stagione.

La primavera è alle porte, a Marzo il fotoperiodo è già aumentato e continuerà a farlo.

Questo è il primo stimolo che avvisa le Koi dell’imminente cambio stagionale.

Ancora prima che l’acqua inizi a scaldarsi, il repentino aumento delle ore di luce influisce in maniera diretta sull’attività metabolica delle koi che incominciano ad essere sempre più attive.

Anche se le temperature sono ancora basse, le carpe sono sempre più in movimento, alla ricerca di qualcosa da mangiare.

 

 

Le basse temperature invernali ed il lungo digiuno hanno messo a dura prova il sistema immunitario dei pesci.

L’apparato digerente delle Koi e’ stato fermo per alcuni mesi, in una sorta di letargo, dove il metabolismo dei pesci era ridotto al minimo, mantenendo attive le funzioni vitali di base.

Questa fase di letargo invernale, del tutto naturale per i pesci che abitano le acque temperate, consente alle koi di poter consumare le riserve energetiche accumulate durante la precedente stagione estiva, innescando alcuni importanti processi fisiologici essenziali.

Ora è il momento di rimettere in moto tutta la fisiologia delle Koi, iniziando proprio con l’alimentazione.

In questo periodo le temperature sono molto “ballerine”, poiché le prime tiepide giornate di sole si alternano a fredde settimane piovose.

la primavera è un momento molto delicato

 Sarebbe molto pericoloso se un improvviso sbalzo termico bloccasse il processo digestivo nelle Koi.

Infatti, la fermentazione del mangime eventualmente non digerito potrebbe causare problematiche spesso letali nelle carpe.

Per questo è fondamentale scegliere la dieta giusta per la primavera ed è altrettanto importante somministrarla correttamente, sia nelle quantità che nelle tempistiche.

Anche in questo caso, i consigli e l’assistenza di un professionista qualificato ed esperto sono di fondamentale importanza per evitare errori.

Di solito, inizio la stagione somministrando alle koi, piccole quantità del mangime ricostituente affondantea granulometria fine, un alimento molto appetibile e digeribile anche alle basse temperature, comunque non inferiori agli 8 gradi centigradi.

Cerco di somministrarlo in quantità ridotte, durante le ore centrali e più calde della giornata, inoltre, la granulometria fine favorisce una digestione più rapida, riducendo i rischi di cui sopra.

In alternativa, le mie koi vengono alimentate anche con i mangimi Koi cure e “immunostimolante”, entrambi galleggianti, due ottimi cibi primaverili ad alta digeribilità e anch’essi contenenti diverse componenti capaci di stimolare il sistema immunitario.

Ottimi per questo periodo sono anche le referenze Hikari Saki Balance e Hikari weath germ che rappresentano una eccellente opportunità di integrazione alimentare, allo scopo di poter offrire una dieta veramente completa e bilanciata alle nostre carpe.

Infatti, una dieta varie ed equilibrata risulta essere “l’asso nella manica” a disposizione di ogni appassionato, per poter ottenere soddisfazione e successo in questo meraviglioso hobby.

Ci tengo a precisare che il mercato delle koi offre una grandissima varietà di mangimi, reperibili sia presso i Garden center sia presso i negozi specializzati.

Le referenze menzionate in questo articolo sono le stesse che io utilizzo per le mie koi e che ho testato in diversi anni di studi a tavolino e di esperienza sul campo, coadiuvato dalla professionalità e dalla competenza di personale specializzato in tema di alimentazione dei pesci.

La primavera è la stagione più delicata per le Koi, dato che, durante l’inverno, l’attività del loro sistema immunitario è parecchio  diminuita e con il rialzo delle temperature gli organismi patogeni si mettono in moto molto rapidamente.

il proverbiale appetito delle karashigoi

 A questo punto, bisogna fare ripartire quanto prima l’attività del sistema immunitario dei pesci e l’unico modo è utilizzare mangimi di elevata qualità, contenenti appositi “pacchetti immunostimolanti”.

Durante le fasi che precedono la primavera, oltre ad alimentare le Koi come ho spiegato sopra, controllo regolarmente la qualità dell’acqua con gli appositi kit di analisi Jbl.

In particolare, trattandosi di un periodo molto piovoso, bisogna monitorare costantemente il valore della durezza carbonatica “KH” che potrebbe scendere sotto valori limite, oltre i quali, questa famiglia di sali, non riuscirebbe più a garantire l’effetto tampone sul pH.

Se il valore di KH dovesse scendere sotto i 7d* KH occorre ripristinare la concentrazione di sali minerali dosando gradualmente il KH+.

sali minerali KH+

Dal momento che le Koi rimettono in moto il loro metabolismo, è buona norma ricominciare con una regolare somministrazione di batteri depuranti che andranno a rinvigorire e a rinnovare le colonie batteriche del filtro e del fondo.

le koi iniziano a muoversi

La riattivazione dell’attività biologica del laghetto deve essere curata con estrema attenzione, poiché altrimenti si potrebbe concretizzare il rischio di un precipitoso peggioramento della qualità dell’acqua sotto forma di accumulo di ammoniaca o nitriti, tutti composti potenzialmente mortali per i pesci. 

Oltre a creare le migliori condizioni ambientali per una ripresa dell’attività delle Koi, la regolare somministrazione di batteri e di KH+, scongiura in maniera del tutto naturale, la formazione delle temute alghe filamentose.

La gestione consapevole del laghetto e delle koi in questo delicatissimo periodo consente alle carpe di affrontare nel migliore dei modi la stagione riproduttiva e ci permette di godere pienamente e serenamente delle bellezze che la primavera ci regala, dentro e fuori dall’acqua.